Se dietro ogni leggenda c’è sempre un pizzico di verità, cosa c’è di reale, oggi, nel mito del vampiro? Molto più di quanto si pensi ma bisogna accantonare l'idea cinematografica e letteraria che ne fa un essere immortale dotato di poteri sovrumani. Il vampirismo reale (non quello legato a parafilie o crimini) trova spiegazione nella carenza di due particolari energie sottili: l'energia prana e l'energia psichica.
L'energia prana è nell'ossigeno, nei cibi quanto più puri possibile, nelle forze della natura (quattro elementi) e nel sangue.
E' una forma energetica grossolana, facilmente percepibile e prossima al livello fisico mentre l'energia psichica ha sede nell'inconscio, è quindi profonda, potente e difficilmente quantizzabile.
E' intenzionalità e motivazione e Carl Gustav Jung la definì “energia oscura”.
Al pari dell'energia fisica che decresce con le attività quotidiane così queste due forme energetiche vanno ad esaurirsi più velocemente di quanto sia possibile reintegrarle, quando sussistono situazioni di forte stress, empatia, sensibilità, sensitività, eventi traumatici.
Una forte carenza porta a scompensi psico-fisici come apatia, irritabilità, insonnia, senso di oppressione e di sfiducia, mal di testa, ansia.
In questo contesto di "low performance", il soggetto carente in modo istintivo e spesso inconsapevole, cercherà fonti energetiche naturalmente ricche di energia prana o situazioni da cui attingere energia psichica mettendo in atto, spesso senza rendersene conto, un atto di vampirismo elementale se la sua ricerca cadrà sugli elementi della natura, di vampirismo psichico se creerà intorno a sè situazioni a forte carica emotiva da cui trarre energia o se cercherà persone a cui affidare le proprie lamentele, paure o ansie spesso sovrastimate.
Il vampirismo sanguinario non può, per ovvi motivi, avvenire in modo inconsapevole per cui gli individui che lo praticano sono numericamente assai inferiori anche per tutto ciò che riguarda lo stigma sociale che ne deriva.
Il vampirismo inteso come consumo di sangue è conosciuto e praticato fin dai tempi antichi: gli spartani bevevano il sangue dei nemici per assumerne la forza e presso la Roma Imperiale era in uso acquistare, e a caro prezzo, il sangue dei gladiatori perché si credeva aumentasse la virilità e la capacità di procreazione oltre alla forza fisica.
Alcune tribù africane come i Masai ancora oggi consumano sangue (animale) mescolato al latte e non dimentichiamo che fino a qualche decennio fa anche in Italia venivano prodotti piatti a base di sangue di maiale, il sanguinaccio in Campania e salumi come il “biroldo della Garfagnana” e il “mallegato di San Miniato” in Piemonte, giusto per citarne alcuni.
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