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  • Immagine del redattoreRoxanne Caracciolo

Macabri piaceri

Aggiornamento: 7 feb 2021

Nell’impero romano precristiano la sessualità era percepita e vissuta con molta più naturalezza e libertà rispetto alle epoche successive. Per esempio, sin dalle origini dell’impero era sancito il diritto al divorzio, bastava la manifestazione di volontà di sciogliere il vincolo matrimoniale, anche senza alcuna ragione specifica. Per la donna, la condizione di divorziata non era motivo di vergogna, a meno che non fosse stata ripudiata per adulterio ed essa rimaneva padrona di se stessa e della sua parte di eredità. Per i romani la parola omosessuale era completamente sconosciuta. Gli antichi non giudicavano le preferenze sessuali verso l’altro genere ma il ruolo che si occupava all’interno della coppia. La distinzione era in genere tra attivo (uomo) e passivo (donna), ma ciò valeva anche in casi tra persone dello stesso sesso ma questa era appunto una distinzione e non uno stigma.

Anche la prostituzione non costituiva motivo di remora, anzi era considerato una lavoro come altri e pertanto soggetto a controlli e tassazione e ogni uomo, soldato o nobile ne faceva largo e regolare uso. Naturalmente la scelta era vasta, c’erano le delicatae, cortigiane d’alta classe mentre coloro che esercitavano nelle taverne erano la maggioranza registrata al fisco, le ambulatae invece esercitavano il mestiere per strada, aspettando i clienti vicino ai circhi e alle arene dei gladiatori. Tra di esse poi c’era una particolare categoria, le bustuariae, chiamate anche nocticulae che esercitavano all’interno dei cimiteri.

Il lato oscuro e morboso della prostituzione.

Pare che queste di giorno lavorassero come prefiche ovvero donne pagate per piangere ai funerali ed è proprio durante la veglia al defunto che avveniva il primo approccio con i clienti e non di rado, secondo il poeta Marziale, era proprio il vedovo a desiderare questo genere di prestazione.

Questa forma di prostituzione era resa ancora più “al limite” dall’ aspetto di queste ragazze che oggi definiremmo “dark”: volto pallidissimo senza espressione, sguardo gelido e movenze lentissime e la disposizione ad assecondare fantasie macabre come fingere di essere morta.


Una certa Licia, chiamata anche Nuctina era frequentata anche da uomini di alto rango non solo per i suoi lineamenti perfetti ma per l’abitudine di riceverli in una fossa recante il suo nome e forse per guardarla, dopo aver consumato, giacervi come senza vita con due monete d’oro sugli occhi, l’obolo a Caronte, il traghettatore dei morti.


Prostituzione all'ombra dei cimiteri: piaceri dark nell'antica Roma!


Eros e Thanatos, l’amore che esorcizza la morte possedendola o il desiderio di farne parte per comprenderne a fondo il fine? Non ci è dato sapere ma l’occulto nel senso più ampio del termine ha sempre attratto e continuerà ad attrarre, nessuno escluso e chi sostiene di non subirne il fascino…beh, mente!


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