L’isola dei morti è un isolotto roccioso che si erge spinoso da una distesa d’acqua. Tutto è freddo: dai colori alla scena, al paesaggio. Sembra una meta dalla quale difficilmente si riesce a tornare. I fitti cipressi al centro aprono la porta delle tenebre, del buio .Un’iconografia insolita che affonda le radici nei miti della tradizione antica greca e romana, in cui si immaginava un’isola rocciosa e vulcanica come sede delle anime defunte.
Esistono tante versioni de L’isola dei morti, tutte realizzate dal pittore Arnold Böcklin. Il dipinto era il quadro preferito di Adolf Hitler che comprò una delle versioni quella del 1883, oggi all’Alte Nationalgalerie di Berlino, in cui nella roccia a destra sono conservate le iniziali A.B. del pittore svizzero.
L’intento di Böcklin è la meditazione. Ispirati da questo silenzio glaciale del dipinto, l’autore ci porta a riflettere sulla morte dandoci la libertà di sviluppare una personale ed intima visione. Un’opera concepita per farci sognare, nel mondo delle ombre, inghiottiti così tanto nel silenzio che il bussare alla porta ci avrebbe fatto paura.
Gli scenari immaginari delle anime che vengono traghettate da una sponda all’altra si uniscono ai paesaggi reali della vita di Böcklin,
Sospesa tra sogno e realtà che rappresenta il riposo eterno.
La meta finale a cui l’anima fasciata di bianco in piedi davanti ad una bara,
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